La raggia – Mattia Grigolo

Vivendo in una baracca vicino a un bosco, in cui il silenzio è troppo profondo per sfuggire all’eco dei tuoi pensieri e della tua rabbia, cerchi un modo per esprimere quello che senti, anche se non conosci le parole per farlo, anche se tuo padre ti ha insegnato il silenzio con le botte. Allora compri dei quaderni e scrivi come puoi quel che ti accade, nella vita e nella testa. Ma ecco di nuovo quella strana volpe tra gli alberi, e con lei crollano gli argini ai ricordi più dolorosi e ai pensieri più cupi. I tuoi quaderni li nascondi nel terreno perché sarebbe un guaio se finissero nelle mani di tuo padre o dei tuoi amici, per non parlare dei poliziotti che sospettano tu abbia ucciso Nina. Era la tua ragazza e l’hanno trovata morta nel fiume. Tu ne sai qualcosa, e la volpe conosce i tuoi segreti. “La raggia” è un percorso di scoperta delle radici dei traumi partendo dalle loro ramificazioni, attraverso una lettura a ritroso di diari sepolti, scritti con un linguaggio semplicissimo ma acceso da intuizioni inaspettate e lampi di poesia.

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Informazioni aggiuntive

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Collana

Pagine

136

Formato

Cartaceo, copertina morbida, 12,5 x 19,5 cm

Anno di pubblicazione

2022

Incipit

(Incipit del libro “La raggia” di Mattia Grigolo.)

SECONDO QUADERNO

25 giugno

Ho trovato dentro il bosco la carcassa della volpe e ho capito subito che è finita.

*

22 giugno

È la raggia rabbia che c’ho perché c’ho solo quella e niente di altro. La rabbia che è mia e che viene fuori nel momento sbagliato senza che me ne posso accorgere. Che poi è la stessa rabbia che c’ha quella bestia, che me l’ha passata col sangue suo e le bastonate botte. Questo sono io che non c’ho più niente, manco mia madre che se ce l’avevo ancora sicuro che non mi veniva la testa matta di mio padre.

*

20 giugno

Forse devo far sparire tutto quanto.

*

17 giugno

Pure il bosco mio è una poesia. E io che m’immaginavo che solo Nina lo era. Quasi che piango, che provo più dolore io adesso di quanto l’ho provato in tutta la vita mia, perché è un dolore diverso da quello delle mazzate botte, un male che c’ho dentro le ossa e pure più in fondo e mi blocca senza che posso fare un passo di più. Posso solo piangere di disperazione col pensiero che indietro non ci posso tornare più.

*

13 giugno

Ho capito chi mi ha spiato fino a oggi. È quello giovane. Il pistolero.

È successo oggi proprio che stavo nel bosco a piangere. I rumori qui dentro il bosco li conosco tutti e quelli che non sono del bosco mi arrivano all’orecchio come delle botte degli spari. L’ho lasciato avvicinare più che potevo e poi gli ho girato intorno in un punto dove il sentiero è coperto di alberi e di gramigna, che nessuno se l’è mai aggiustato e non sembra manco più un sentiero. L’ho beccato da dietro che ancora si provava a spiarmi e quello che a momenti moriva d’infarto oppure mi sparava lì dove stavo. Ma non l’ha fatto forse per la sorpresa o forse perché non sapeva come comportarsi.

Io l’ho guardato e lui pure e poi me ne sono andato.

*

11 giugno

Faccio sempre questo incubo che non è proprio un incubo.

È più un terrore mentre dormo. Continuo a cadere e mi manca come l’aria e pure che mi voglio svegliare non ci riesco e pure che voglio urlare non ci riesco, è tutto bloccato e strozzato e continuo a cadere.

Ieri mio padre mi ha svegliato coi pugni e mi ha urlato incazzato che stavo gridando per davvero.

*

9 giugno

Ora brucio tutto: i quaderni e la baracca con dentro la bestia maledetta e tutto il resto. Ho sbagliato a continuare a scrivere e a scrivere.

*

5 giugno

Forse che è la volpe a seguirmi che c’ha ancora qualcosa da dirmi o da farmi, ma io a quella non la voglio più ascoltare. Ormai non posso sapere se è vera o se sta solo nella mia testa e mi sta facendo diventare matto.

*

4 giugno

Ogni volta che sono dentro il bosco mi sembra che c’è qualcuno che mi sta venendo appresso.

Io ho fatto tutto come dovevo fare ma c’ho la preoccupazione che mi mangia di dentro. La preoccupazione e la colpa.

C’ho un disastro che non so più come aggiustare.