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illustrazione Quel che non le riusciva - Babak Lakghomi Pidgin Edizioni

Quel che non le riusciva

Racconto tratto dalla rivista New York Tyrant.
Traduzione dall’inglese di Stefano Pirone.


Prima che lei si imbarcasse sull’aereo, avevano attraversato un panorama di metallo arrugginito a bordo di un autobus. C’era stato del vino, della carne avvolta con cura all’interno di uno strato di farina. All’ultima fermata insieme, lei cambiò i propri soldi, acquistò un libro con espressioni che sarebbero state necessarie.

Sull’aereo, non aprì il libro. C’erano altri modi per sopravvivere, indicando le cose oppure mimando.

Quando arrivò era notte, il marito e la moglie la sistemarono in una stanza. Questa era fredda, buia. Lei aprì la sua valigia, indossò strato dopo strato di maglioni e smanicati. Quando, stesa sul futon, si coprì con due coperte, sentiva ancora freddo.

Pensò di chiamarlo quando non riusciva a dormire. Pensò a quel che avevano fatto dopo il vino. Aveva avuto dei dubbi a lasciarlo, ma lui non le aveva neanche chiesto di restare.

La coppia non le avrebbe permesso di telefonare, valutò. Presto non ne avrebbe più avuto possibilità, quindi avrebbe fatto meglio a chiamare in quel momento. La coppia non le aveva ancora tolto il telefono.

Scavò il cellulare tra gli strati di indumenti, ma ormai era completamente scarico.


***


Si svegliò col suono di qualcuno che cantava. Sentiva l’odore di foglie di eucalipto. I suoi piedi spuntavano fuori dalla coperta, intorpiditi per il freddo.

La donna aveva perquisito la sua valigia e messo in una busta la maggior parte dei suoi averi per portarli via. Le aveva lasciato alcune cose, aveva portato un fornello al cherosene. Un bollitore pieno d’acqua scaldata sul fornello. Le piaceva l’odore del cherosene.

La donna versò del tè in una tazza minuscola. Le portò del riso avvolto in foglie di bambù.

Dalla finestra, lei riusciva a vedere i monasteri sui pendii di una montagna bianca.


***


Dopo aver mangiato, tornò al suo futon per dormire ancora. Ma la donna le si avvicinò, la scosse nel suo giaciglio.

Non capiva cosa volesse la donna da lei.

La donna uscì dalla stanza, poi tornò con un quaderno con disegni di uccelli, cavalli, alberi. La donna sfogliava le pagine, indicava cose, emetteva suoni musicali che cambiavano a ogni foglio.

Lei la ascoltò, poi tentò di imitare i suoi suoni.


***


Cercò uno specchio in giro per la casa. Si chiedeva se ora avesse un aspetto diverso. Stava gradualmente dimenticando cose.

Ogni mattina osservava la nebbia che si sollevava verso la cima della montagna, gli edifici che comparivano e scomparivano.

Le era permesso lasciare la casa da sola soltanto una volta al giorno. Doveva camminare fino al laghetto per portare dell’acqua in un secchio.

Guardò la donna che affettava cose in cucina e le cucinava sul fornello.

Ascoltava la donna cantare mentre guardavano insieme le pagine.

La sua voce cominciava a suonare di più come quella della donna, sebbene avesse una musicalità diversa.

Nebbia, cavallo, casa, lei cantava.

Rompeva il ghiaccio sul lago con un’ascia, portava acqua alla casa. Spaccava la legna insieme all’uomo, osservava le fiamme rosse del fuoco.


***


La neve sulla montagna si era ormai sciolta quando l’uomo la portò fuori dalla casa. Le suore trasportavano cesti di cibo sulle loro teste. L’uomo le diede un lungo bastone, le mostrò la strada per il primo monastero. Le mostrò come percuotere il terreno in caso di pericolo.

Lei attraversò un fiume, saltando da una pietra all’altra. Camminò attraverso i boschi con alberi che non riconosceva più.

In un punto le scimmie avevano bloccato la strada. Una femmina grattava la schiena a un maschio. Un cucciolo di scimmia succhiava dal seno della madre.

Quando una delle scimmie le si avvicinò, lei batté il terreno col bastone. La scimmia indietreggiò. Lei passò tra di loro lentamente, in modo da non attrarre ulteriormente l’attenzione.

Quando arrivò al monastero, le suore riempirono un secchio di acqua calda, le strofinarono i piedi gonfi al suo interno.

La mattina, si svegliò col suono dei monaci che pregavano. Avevano riempito il suo cesto di cibo ed era pronto per essere riportato indietro. Le avvolsero le corde attorno alle spalle, le diedero un paio di stivali.

Sulla strada di ritorno verso la casa, sentiva gli uccelli che cinguettavano sugli alberi. Aveva paura di affrontare le scimmie, quindi fece un percorso diverso.


***


Il suono della donna la svegliò una notte. Non era il suono del suo canto. Lei andò verso la loro camera, ma quando aprì la porta trovò l’uomo e la donna nudi sul loro futon. L’uomo aveva in bocca il seno della donna.

Lei andò al lago sebbene non avessero bisogno d’acqua. La coppia non la seguì.

Guardò la luce del sole sull’erba che diventava verde. I cavalli vagavano per i pendii della montagna. Gli stalloni strofinavano il muso sulle giumente, bevevano acqua dal lago.

Lei, per un momento, ricordò il ragazzo.


***


Le giornate si fecero molto più lunghe. Ascoltava la donna cantare.

Disegnò montagne coperte di neve.

Disegnò cavalli che si strofinavano accanto al lago.

Disegnò una casa.

Un uomo e una donna.


***




Leggi il racconto in lingua originale sul sito di New York Tyrant/Tyrant Books: http://magazine.nytyrant.com/what-she-could-not-make-babak/

illustrazione Quel che non le riusciva - Babak Lakghomi Pidgin Edizioni
“Quel che non le riusciva”, un racconto di Babak Lakghomi tratto dalla rivista New York Tyrant e tradotto in italiano da Pidgin Edizioni